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Il processo creativo nel Counseling Espressivo


A cura di Sara Renzi, Counselor Professionista operatore del Centro di Ascolto Territoriale (C.A.T.) ASPIC


Il processo creativo nel counseling espressivo
“Ogni forma d’arte, di letteratura, di musica deve nascere nel sangue del nostro cuore. L’arte è il sangue del nostro cuore; io non credo in un’arte che non nasca dal desiderio dell’individuo di rivelarsi all’altro. Io non credo in un’arte che non nasca da una forza, spinta dal desiderio di un essere di aprire il suo cuore”(Edward Munch).
Il counseling espressivo, o art counseling privilegia l’uso dello strumento artistico il quale permette una comunicazione diretta, immediata, spontanea, arcaica ed istintiva di noi stessi che non passa attraverso l’intelletto. L’utilizzo dell’arte con le varie tecniche e materiali, favorisce la conoscenza di sé stessi e delle proprie potenzialità e rende possibile l’integrazione di tutte le risorse di cui disponiamo per la nostra evoluzione e crescita personale. Ognuno ha in sé delle risorse proprie e un potenziale auto rigenerativo che va semplicemente stimolato. Lavorando sulle risorse individuali e utilizzando le parti positive, si ottengono dei cambiamenti più facilmente e stabilmente che andando a sollecitare le parti negative e/o oscure. Un’attività spesso ludica e sorridente ma che, mano nella mano, permette al counselor di accompagnare la persona alla scoperta di se stessa: è un viaggio talora pauroso ed impegnativo, ma nel contempo affascinante e divertente. (Giusti-Piombo, 2003)

Comunicare attraverso la creazione artistica
Nel counseling espressivo è il processo che conta. Il risultato estetico finale non ha alcuna importanza, il prodotto è spesso qualcosa d’immediato, non rielaborato e studiato. I materiali e le tecniche che il cliente utilizza gli permettono di esprimere, plasmare e dare un’identità precisa alla difficoltà che sta vivendo, attraverso l’aiuto del counselor è possibile raggiungere una nuova visione di tale difficoltà, un’intuizione, un insight che lo avvicini alla risoluzione. I prodotti artistici realizzati dal cliente non devono mai subire “interpretazioni”, il significato è sempre personale, privato e va ricercato attraverso il colloquio con il counselor, cosicché sia il cliente stesso ad individuare il giusto messaggio della propria creazione. Scoprendosi in grado di usare un pennello, uno strumento, un linguaggio che prima non era mai stato esplorato, o lo era stato con un fine specifico, la persona inizia un percorso evolutivo in associazione o in alternativa a quelli usati in precedenza.

Come si sviluppa e cosa avviene nel processo creativo
Il processo creativo rappresenta quell'esperienza complessa che porta alla creazione di un'immagine, e che oltre ad avere un riscontro esterno nel prodotto artistico ha risonanze interne profonde e una funzione riparatrice. Marion Milner, facendo appello alla sua geniale sensibilità, ci dice che l'esperienza creativa presuppone che la mente sia totalmente concentrata sull'eccitazione per l'oggetto, e che ci si perda in un momento d’intensa attività in cui la consapevolezza di sé e quella dell'oggetto sono in qualche modo fuse, e si emerge di nuovo nell'essere separati per scoprire che esiste una nuova entità sulla carta. M. Milner ci mostra quali secondo lei sono i fattori che sembrano contribuire alla realizzazione dell'opera creativa: l'azione muscolare esercitata sul materiale, un frammento malleabile del mondo esterno, come gessi, pittura, ecc; uno spazio limitato, una cornice, il margine della carta, persino un muro; un sacrificio dell'azione deliberata o dell'agire secondo un progetto, lasciando invece che la mano e l'occhio giochino con il materiale. Queste sono le condizioni necessarie che lei chiama azione spontanea in un campo limitato, grazie alle quali si libera una forza interna capace di creare un disegno, un impulso interno ad eseguire una totalità che si materializza nell'opera. (Milner,1968)

Costruire l’integrazione tra emozione ed espressione
Anche Mimma Della Cagnoletta ci aiuta a comprendere la relazione fra queste due parole: "esperienza" e "creativa", e lo fa partendo dalla relazione primigenia col mondo per arrivare allo specifico dell'esperienza creativa. Ciascuno di noi fa esperienza del mondo esterno grazie al bagaglio di conoscenze che mette insieme nel corso della vita. Ogni modo di fare esperienza è unico e individuale, un particolare insieme di elementi soggettivi e oggettivi. Il processo creativo ha come presupposto, così come il processo di crescita, la capacità di "far uso dell'esperienza", ossia di costruire il proprio personale e specifico bagaglio di conoscenze. (Della Cagnoletta, 2010) A questo proposito M. Milner ci suggerisce che i disegni non possono riprodurre la realtà, ma nè possono cogliere gli aspetti che colpiscono i propri occhi e la propria interiorità. Guardare gli oggetti coi propri occhi significa illuminarli della nostra immaginazione. Sembra dunque che il processo creativo in quanto articolazione espressivo- estetica, non sia solo scarica emozionale, ma formativa e integrativa dell'esperienza. E' una necessità quasi biologica, che correla la crescita dell'individuo alla necessità espressiva. (Milner,1968)

Bibliografia
E. GIUSTI E I. PIOMBO (2003), Arteterapia e Counseling espressivo, Sovera Multimedia
DELLA CAGNOLETTA (2010), Arteterapia. La prospettiva psicodinamica, Ed. Carocci
M. MILNER (1968), Disegno e creatività, La Nuova Italia




 

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