A cura di Edilberto Sacchi, Counselor Professionista operatore del Centro di Ascolto Territoriale (C.A.T) U.P.ASPIC
Non è raro, per un operatore della relazione d’aiuto, sentirsi salutare, a fine percorso, raccogliendo la soddisfazione e il sollievo del proprio cliente per essere riuscito, magari dopo anni, a superare un problema personale di cui, da solo, non riusciva a venire a capo. E in effetti chiunque si sia avvicinato, in qualunque modo, all’esperienza di un percorso strutturato di crescita, sa bene come, fin dalla fase dei primi incontri, l’instaurazione di un solido tessuto relazionale, a cui il cliente possa affidarsi in piena libertà, si ponga come fattore dirimente il buon esito del percorso di lavoro. Questo processo è reso possibile attraverso la costruzione compartecipata di un ponte di fiducia (base sicura) che rinforzi progressivamente il legame emozionale e il sentimento di responsabilità condivisa tra le due parti coinvolte (Giusti, Locatelli, 2007). Il legame che va così a instaurarsi, fondato su aspetti di tipo emotivo e su un’autentica comunione di intenti, viene gergalmente definito “alleanza”: il counseling è a tutti gli effetti un processo di tipo cooperativo. Gli elementi che puntellano una buona alleanza di lavoro sono l’individuazione concordata dell’obiettivo, la definizione dei rispettivi compiti, necessari al suo raggiungimento, e l’impegno personale profuso da entrambi durante il percorso, in termini di investimento energetico, apertura reciproca, qualità del contatto personale (Giusti, Romero, 2005).
Il contratto di Counseling
A sugellare in modo esplicito e condiviso il rispetto di questi intendimenti viene sottoscritto, entro il terzo incontro, un vero e proprio contratto di lavoro. La lettura e firma del contratto comporta un passaggio importante di assunzione formale di responsabilità da parte del counselor, rispetto alla congruità delle proprie competenze, formazione e modello di riferimento in relazione alla richiesta del cliente, e da parte del cliente, in termini di sincerità, apertura, collaborazione e focalizzazione su obiettivi realistici, considerata appunto la natura del lavoro intrapreso. Un ulteriore elemento costituente il contratto riguarda le specifiche relative alle modalità di svolgimento e alla durata del percorso e dei singoli incontri, oltre alla sottoscrizione da parte del cliente di una liberatoria relativa al trattamento dei propri dati sensibili da parte del counselor (Giannella, 2009). In caso questa fase abbia assolto pienamente e senza particolari ostacoli alle proprie funzioni, al suo termine il cliente avrà esplorato le ragioni che lo hanno spinto a chiedere l’aiuto di un operatore esterno nella gestione della propria difficoltà, individuato un obiettivo di crescita specifico, realistico e verificabile su cui concentrare le proprie energie, condiviso e sottoscritto con il counselor un piano chiaro e articolato di diritti e doveri reciproci, a tutela dei diversi aspetti del rapporto di lavoro, riconosciuto nel percorso intrapreso con l’operatore un impegno e un valore per lo sviluppo del proprio benessere, affidandosi alla relazione instaurata, per avviare una più consapevole esplorazione e gestione del problema.
Il valore dell’alleanza nella cooperazione umana
Gli effetti relazionali del contratto di Counseling garantiscono di fatto la presenza consapevole di due esseri umani adulti all’interno dello stesso processo, una presenza fatta di costanza e coscienza del valore dell’altro, sottoscrivendo entrambi un atto di mutua fiducia. Ma un’autentica alleanza relazionale, in termini di reciprocità e responsabilità, è fondamentale, se ci soffermiamo a riflettere, per il successo di qualunque attività interpersonale. Questi due valori sono alla base dello spirito di collaborazione e condivisione, e in tal senso, potremmo dire, abbiano contribuito allo sviluppo evolutivo dell’intera specie e non solo. Come ci ricorda il grande antropologo e saggista inglese Ashley Montagu, nel suo “La razza: Analisi di un mito”, la cooperazione e l'altruismo hanno avuto parte più importante nell'evoluzione della specie animale – uomo compreso – che non le forze egoistiche della natura (Montagu, 1966). Secondo gli antropologi è stata l’evoluzione del branco, base della natura sociale dell’uomo, a rendere possibili tra gli ominini pratiche come la caccia, la coltivazione, la costruzione delle prime strutture difensive, così come l’apprendimento e lo sviluppo di vere e proprie relazioni affettive. E proprio la superiore capacità di coordinamento ha consentito all’homo sapiens, nostro antenato, di riuscire a prevalere sull’homo neanderthalensis, muscolarmente più dotato, come dimostrano gli studi dello storico israeliano Yuval Noah Harari (Lavenda, Schultz, 2015).
La cooperazione e la condivisione sono l’anima del nostro successo filogenetico, eppure la società di cui siamo parte e la cultura in cui siamo immersi, ripiegate su ideali produttivistici, performativi e individualistici, sembrano sempre più insistentemente orientate a relegare questi valori a una dimensione ideale, radicata nella morale o nella tradizione, percependoli sul piano materiale raramente efficaci, appetibili o vantaggiosi. Un po’ ci piace pensare che, accanto al più esplicito obiettivo preventivo e salutogenetico, il Counseling possa rappresentare, nel cuore delle culture occidentali, un’opportunità di recupero e ridefinizione dell’esperienza umana fondata sui principi di fiducia e presenza reciproca, cooperazione e condivisione, ristabilendo, nelle persone che ne scelgano l’utilizzo, la consapevolezza diretta della loro efficacia, della concretezza e della necessità che queste rappresentano per il successo del raggiungimento della maggior parte dei nostri obiettivi.
Bibliografia
Giannella E. (2009). “Etica e deontologia nel counseling professionale e nella mediazione familiare”. Roma, Sovera.
Giusti E., Locatelli M. (2007). “L’empatia integrata”. Roma, Sovera.ù
Giusti E., Romero R. (2005). “L’accoglienza”. Roma, Sovera.
Lavenda F., Schultz E. (2015). “Antropologia Culturale”. Bologna, Zanichelli.
Montagu A. (1976), “La Razza: Analisi di un Mito”. Torino, Einaudi.
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