A cura di Susanna Chico, Counselor Professionista operatore del Centro di Ascolto Territoriale (C.A.T) U.P.ASPIC
La relazione in fisioterapia
La relazione tra fisioterapista e paziente è molto particolare perché include due sfere molto importanti quali il contatto fisico e la dimensione personale. Per far sì che la relazione sia positiva, e non generi delle problematiche nel rapporto, è necessario che il fisioterapista operi in un contesto “sano” e in un ambiente igienicamente pulito. Lo stato di benessere dell'individuo non é determinato semplicemente dalla sua piena efficienza fisica, ma anche dal mantenimento di un equilibrio personale, sia interiore (personale), che esteriore (ambiente). Ogni volta che tale equilibrio è turbato, la persona si trova in uno stato di difficoltà, a cui risponde con un'azione adattiva. In particolare quando l'ambiente esterno pone richieste e oneri che sollecitano l'individuo a fornire prestazioni superiore al normale, si crea una situazione di squilibrio che può essere definita con il termine di stress (Fontana, 2012).
Lo stress (Giusti-Di Fazio, 2019) è quindi una reazione non specifica dell'organismo, quando deve affrontare un'esigenza di adattamento ad una novità. Una delle situazioni, nell'ambito fisioterapico, in cui si innescano con maggior facilità condizioni di stress è la condizione di “patologia”.
Se ci soffermiamo specificatamente nell'intervento di tipo domiciliare, vedremo che il paziente è circondato dall'affetto dei propri familiari diventando il protagonista del processo di cura che si svolge nei suoi confronti in un contesto a lui naturale. Mentre in ospedale è il paziente che si trasferisce nel servizio sanitario, a domicilio è l'operatore che chiede il permesso di entrare a casa sua. Quando si entra in casa del paziente, si trovano non solo il paziente ma anche i familiari, gli oggetti e l'ambiente che gli appartengono. In altre parole,il contesto ambientale in toto diventa parte integrante della sua vita attuale esperienziale riabilitativa, pertanto anche l’ambiente agisce come cura. In ambiente domiciliare trova consistenza non solo la professionalità di chi opera ma diventa fondamentale il rapporto che si instaura tra operatore sanitario e paziente e nucleo familiare. Di frequente in questi casi si deve non solo individuare quali sono i bisogni riabilitativi, ma cogliere quei segnali spesso celati di malessere individuale socio-familiare di conflittualità legati alla patologia stessa (anche se momentanea, ad esempio di tipo ortopedico), e possibili difficoltà di relazione in situazioni che possono creare delle difficoltà. (Giusti-Bonessi-Garda, 2006).
La difficoltà di chi lavora in questa area è anche quella di trovare una risoluzione immediata appropriata ed efficace, di situazioni che sovente lo coinvolgono emotivamente e professionalmente e che compaiono senza un grado di prevedibilità. A livello di infrastrutture, esistono centri che si occupano di riabilitazione quasi esclusivamente neuromotorie. In queste strutture c'è un rapportarsi giornalmente con pazienti le cui patologie non sono solo un carico fisico ma rappresentano forse molto di più un carico psicologico. Ad esempio in patologie come ictus acuti, sclerosi a placche a vari stati, Parkinson e malattie similari: questi pazienti frequentano il centro solo se vi sono le possibilità fisiche per raggiungerlo, altrimenti il loro trattamento deve necessariamente essere svolto in domicilio. In entrambi i casi va tenuto presente che le persone elaborano le emozioni e vissuti in linea con la loro peculiarità storica e psicologica; un'analisi delle possibili reazioni può fornire indicazioni di carattere generale che vanno completate da una capacità di ascolto attivo ed empatico senza
giudizio, sulla persona che concretamente vive l'esperienza della malattia. Ogni condizione di patologia organica comporta una quota di stress personale e familiare spesso amplificato dalle strategie con cui si affronta la malattia e dalle modalità di relazione adottate dai familiari e dall'equipe curante.
Lo stress influisce inoltre anche in ambito strettamente fisico, in quanto va ad influire la propensione a muoversi: ad esempio il senso di astenia, i diminuiti interessi e altri sintomi tipici della distimia o della depressione si associano alla patologia del paziente in trattamento riabilitativo.
L'intervento di counseling all'interno di un progetto riabilitativo è mirato favorire il processo di accettazione e adattamento alla patologia facilitando la relazione terapeutica con il fisioterapista e con l'equipe curante. Sostenendo il paziente-cliente sul piano emotivo, promuovendo la consapevolezza e la responsabilità individuale nel processo decisionale di cura, si può ottenere una buona e sincera relazione con il counsellor-fisioterapista e con gli operatori dell'equipe.( Giusti-Mancinelli, 2009).
Laddove esista uno scambio autentico, una reale condivisione nelle scelte terapeutiche mantenendo i ruoli chiari e definiti tra medico-infermiere-fisioterapista-counselor e utente, il counseling contribuisce alla realizzazione di un modello di cura che comprenda anche l'ascolto attivo empatico, una maggiore attenzione alle esigenze personali e alla sofferenza emotiva del paziente-cliente, andando a rinforzare le sue risorse a cui può attingere per superare un periodo problematico. Il cliente In questo modo sarà più partecipe attivamente al proprio percorso terapeutico.Il counselor-fisioterapista è un agevolatore che facilita un clima di fiducia e un ambiente dove il paziente si possa sentire a sua agio e non giudicato.
Bibliografia
• Fontana (2012) Stress counseling, Come controllare lo stress nelle relazioni d’aiuto, Sovera ed., Roma
• Giusti/Bonessi/Garda (2006) Salute e malattia psicosomatica, Significato diagnosi e cura, Sovera ed., Roma
• Giusti /Di Fazio (2019) Psicoterapia integrata dello stress , il burn out professionale, Sovera ed., Roma
• Giusti/Mancinelli (2009) Counseling domiciliare, la presenza socio assistenziale residenziale, Sovera ed., Roma
• Giusti/Locatelli (2006) Empatia integrata, Analisi motivazionale basilare per l’alleanza. Sovera ed., Roma
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