A cura di Sara Renzi, Counselor Professionista operatore del Centro di Ascolto Territoriale (C.A.T) U.P.ASPIC
La parola empatia deriva dal greco antico "εμπάθεια" (empátheia), a sua volta composta da en- "dentro", e pathos "sofferenza o sentimento” e indicava il coinvolgimento emotivo che avveniva tra l'autore-cantore e il suo pubblico. Il termine empatia è stato coniato da Robert Vischer alla fine dell’Ottocento, a significare la capacità di sentir dentro e di con- sentire. “Una partecipazione profonda all’esperienza di un altro essere, egli sostiene che questa esperienza è completa quando non c’è distinzione tra la persona stessa e l’altro da sé, si crea cioè un unico Io, la prospettiva è identica” (E.Giusti-M. Locatelli, 2007). I bambini sanno riconoscere molto precocemente i segnali emotivi presenti negli altri, in quanto riescono a decifrare il linguaggio non verbale nelle espressioni facciali del trasmittente.
Lo sviluppo dell’empatia nel bambino assume un aspetto multidimensionale, in quanto coinvolge il processo di crescita cognitiva, affettiva e comportamentale. Processo che si realizza attraverso l’apprendimento delle esperienze vissute nelle interazioni con l’altro.
Il processo di apprendimento dell’empatia
Essendo l’empatia un’apprendimento, il tempo fungerà da contenitore nel quale essa si svilupperà. Le esperienze interpersonali che il bambino farà con l’altro saranno le fondamenta di uno sviluppo funzionale di questa preziosa risorsa.
Numerosi studi hanno dimostrato che l’affettività genitoriale, cioè la capacità genitoriale di soddisfare i bisogni emotiva dei propri figli, giochi un ruolo importante nello sviluppo dell’empatia. Per questo è molto importante che i genitori accettino l’espressione delle emozioni del figlio senza censurarne alcune rispetto ad altre, in questo modo la sua vita emotiva avrà una maggiore possibilità di espandersi e di sperimentare le diverse tonalità affettive (E.Giusti-M. Locatelli, 2007).
L’empatia si sviluppa quando l’affetto è sostenuto dalla compressione cognitiva. L’affetto non sostenuto dalla componente cognitiva può essere egocentrico e simbiotico piuttosto che empatico. Ovviamente neppure la componente cognitiva senza quella affettiva può essere definita come empatia (E.Giusti-M. Locatelli, 2007).
L’empatia genitoriale influisce sullo sviluppo del sé del bambino attraverso la conferma ed il rinforzo della sua esperienza. Lo sviluppo del sé ha inizio con l’esperienza di essere compreso empaticamente e con la considerazione positiva incondizionata di un’altra persona e questo permette una prescrizione di come un’altra persona reagirà emotivamente al proprio modo di processare l’esperienza. “Questo è come valuto la mia esperienza” e “Questo è come la giudica qualcun altro” (E.Giusti-M. Locatelli, 2007).
I genitori con un basso grado di empatia, hanno con maggiore probabilità dei figli che mostrano un livello più alto di aggressività, iperattività, depressione, ansietà e meno empatia. I figli di genitori più empatici hanno maggiore successo nella comunicazione, nella socializzazione e nella realizzazione della propria persona.
Bibliografia
Giusti E. e Locatelli M., L’empatia integrata, Collana di Edoardo Giusti, Roma 2007
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